Io ballo (quasi) da sola. E faccio bene.
Dicono che l’apparenza inganni. Un proverbio che calza a pennello per Meg Baird, in carniere tre album solisti scanditi lungo un quindicennio e nondimeno iperattiva e istintuale sin dai tempi magici degli Espers: da allora, eccola alle prese con una splendida idea di hard rock folkedelico negli Heron Oblivion e collaborare a vario titolo con Mary Lattimore, Will Oldham, Steve Gunn e altri nomi di peso. Di conseguenza, nel turbine professionale, di tempo per sé Meg ne ha poco ma lo spende benissimo.
Non fa eccezione Furling, nuovo disco previsto per la fine del gennaio prossimo, scritto lavorando attorno alle passioni musicali e a ciò che portano dentro. Soprattutto memorie, sogni a occhi aperti, una percezione della realtà in base alla quale il mistero e l’inspiegabile generano visioni. L’artista è un mezzo per veicolarle e pertanto non si pone limiti, spaziando dal folk al rumore passando per l’elettronica, il rock nobilmente classico e le relative rivisitazioni indie.
A temprare l’eclettismo contribuiscono l’armonia di chi balla da sola (quasi – con lei c’è il compagno di vita e scorribande sonore Charlie Saufley), la sicurezza, l’intimità, una voce bella e riconoscibile. Come un ricordo in controluce, Will You Follow Me Home? possiede il fascino slanciato di certe ballate che verso la fine dei Sixties fotografavano la malinconia di un’epoca al tramonto. Un senso di incertezza, aspettative e ricerca di equilibrio che resta addosso a lungo, proprio come questa canzone.