L’agnello di Dio che ricorda i peccati del mondo.
Prodotto dal collaboratore di lunga data Josh Wilbur (Korn, Megadeth), Omens è un nuovo feroce testamento per la band di Richmond, in Virginia, una voce furiosa nel loro amato catalogo. Probabilmente uno dei dischi più incazzosi che siano stati partoriti dai Lamb of God, che a muso duro non hanno paura di srotolarci in faccia la lista completa dei peccati del mondo.
Ottimo riassunto di tutto ciò è sicuramente Ditch, che anche grazie a un video girato ad hoc, aggiunge a quella sonora la manifestazione visiva delle violenza di cui sopra (d’altronde il mondo è quello che è, sembrano dirci). Introdotta dall’entrata più devastante del disco – «I don’t give a goddamn!» – la canzone fa risuonare i toni di un Randy Blythe in stato di grazia (maledetta, naturalmente) e si offre in tutta la sua veloce brutalità e immediatezza.
Senza grandi fronzoli o particolarismi, il metal (sì, chiamiamolo con il suo nome, risparmiandoci per una volta grandi accezioni terminologiche) dei Lamb of God dà il meglio di sé in tutta la sua spontanea efficacia e forza trascinante. Che in molti possano ritenere il genere divenuto ormai stantio a causa delle grandi produzioni fotocopia degli ultimi anni può essere anche giusto. Che non si possa ancora godere di questi standard, beh, è un po’ più arduo da affermare.