Cani impazziti all’odore del talent.
Mentre il mainstream nazionale sottolinea in pompa magna come i Pinguini Tattici Nucleari abbiano battuto i Måneskin agli MTV Ema di Düsseldorf accaparrandosi il premio come Best Italian Act, l’ascoltatore di musica si versa l’ennesimo Geffer e cerca di guardare altrove. Non è facile scovare qualcosa che faccia rizzare le orecchie, ma quando accade è festa, come in questo caso.
L’orda d’oro di Ghosthog (ex Stardog) è un mosaico sonico in cui affluiscono buona parte di tutti gli elementi che hanno fatto grande la musica made in Italy lontana dalle classifiche, rendendola riconoscibile . Troviamo dunque tracce di indie (quello anni ‘80/’90 ovviamente), di post-punk, di cantautorato anni ‘70 (soprattutto nella costruzione delle strofe), di sperimentazioni (gli innesti audio che fanno da compendio al testo e ne rafforzano il significato), controcanti accattivanti pescati da qualche 45 giri anni ‘60 – il tutto confezionato con cura, ma senza perdere di vista quell’attitudine DIY che in alcuni casi è il marchio D.O.C. per eccellenza.
Manuel Lieta (deus ex machina del progetto, italiano trapiantato a Berlino) non andrà a X-Factor, tantomeno all’Eurovision e ancor più difficilmente lo ritroveremo sulle pagine di Vogue, ma i fantasmi dei cani arrivano dritti al punto quel tanto che basta per farsi apprezzare non poco.
Adatto a un pubblico trasversale che cerca ancora qualcosa che vada oltre i gossip frivoli e senza sostanza.