Ballando sul Vaticano.
Il duo capitolino dei Cellar Door fa parte di quella schiera di irriducibili che non si sognano nemmeno lontanamente di staccarsi dalle radici della darkwave che fu, se ne fregano e fanno quello che gli piace. E a ragione.
Diciamolo chiaramente, Falling Tears non brilla assolutamente per originalità, ma è innegabile che abbia tutte le carte in tavola per funzionare in cuffia o in pista da ballo. Perché si possono fare mille elucubrazioni, ma quando hai un pezzo che fila dritto come un treno, melodie romantiche e decadenti supportate da chitarre liquide in continua oscillazione, basso portante e voce profonda c’è poco da fare: il piedino comincia a battere e diventa quasi impossibile non immaginarsi ad agitare le zampine tra ghiaccio secco, strobo e luci violacee.
Nulla di nuovo né sotto il sole né tra la nebbia dunque, ma a volte va benissimo così: d’altra parte nessuno ha mai voluto che il thrash metal o il reggae diventassero altro: ciò che conta è saperlo far bene e in questo i Cellar Door sono riusciti perfettamente nell’intento. Preparate Creepers, puntalini e anfibi, una botta di eyeliner e Falling Tears a palla nelle orecchie per un autunno/inverno da vivere come si deve.