Rumori lontani da spiagge scintillanti.
Quando in prima serata – a una trasmissione televisiva tra le più prone che il palinsesto statale abbia mai avuto – una senatrice di novantadue anni si spertica in complimenti nei confronti di una band tricolore formata da quattro aitanti giovanotti fuori di testa, torna alla ribalta, per contro, il concetto di «diversi da loro». Definizione che riguarda tutte le altre band: quelle prive di quel tipo di agganci “alti” (perché mica vorrete credere alla favoletta della gavetta a via del Corso o solo agli investimenti di una major, vero?), che fanno fatica anche solo a farsi sentire dal buio delle loro nicchie.
Realtà come i calabresi Other Voices, gente che avrebbe meritato di raccogliere molto di più durante i suoi vent’anni e passa di carriera. Ma tant’è.
Accogliamoli di nuovo, oggi, con After Midnight, robotica danza in odore di new wave dalle fortissime tinte dark: un brano cadenzato e a tratti monolitico che coinvolge quanto basta per schiacciare ripetutamente il tasto PLAY. La loro rilettura di un suono che fu è genuina e sentita (magari non proprio originalissima ma di pregevole fattura), con spunti melodici emozionanti, sostenuti da un’interpretazione convincente ed efficace.
Nota di merito per lo splendido videoclip che, nella sua apparente semplicità, sposa alla perfezione la musica degli Other Voices, per un connubio audio+immagini davvero azzeccato.