Quei grandissimi figli di papà.
Nell’epoca delle frasi sparate a caso per fare effetto, un po’ di latino va bene anche per una recensione no? Ma sì, in fondo è sempre meglio che culi abbronzati o reggiseni prossimi all’esplosione.
Bene, latino si diceva. E allora sia: mater semper certa, pater nunquam, ovvero la madre è sempre nota mentre il padre è spesso un dubbio. E non venite ora a far ragionamenti sulla famiglia, genitore 1 e 2, bi, penta e menate varie: si fa per dire, suvvia.
Ecco, nel caso specifico degli Inhaler questo dubbio proprio non si pone. Il figlio di Bono Vox è davvero il clone del padre, sia vocalmente sia a livello espressivo. Le uniche differenze ovviamente sono nell’interpretazione data dalla sensibilità del singolo, ma insomma, se uno non lo sapesse scambierebbe sul serio questo pezzo per una curiosa outtake degli U2 di metà anni ‘80. Curiosa perché al massimo poteva essere un esperimento, tanto è lontana dalle soluzioni della band che ha permesso una vita più che agiata a Elijah Hewson, ma non per questo meno interessante e piacevole.
Love Will Get You There è un indie pop frizzante, lievemente decadente e tremendamente british, quasi una rilettura intelligente (venticinque anni) di un certo tipo di britpop, che, pur suonando familiare, coinvolge per la qualità degli arrangiamenti e, soprattutto, per la splendida voce di Eli.
I tempi sono maturi, ed escludendo vecchietti e nostalgici, a pochi coetanei degli Inhaler non importa “chi è il genitore di chi”, se non per una nota di colore ai margini. Per fortuna, alla fine, perché questo alleggerisce non poco il lato fardelloso di essere un “figlio di”, lasciando che a parlare sia solo la musica e il talento.
Talento, appunto: qui ce n’è a pacchi. Avanti tutta!
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