Benvenuti sulla pista da traballo.
Se c’è davvero ancora gente là fuori che pensa non possa esistere una dance music capace di trasmettere, smuovere o anche solo portarsi appresso carichi emozionali da svariati chili, tirategli dietro Andy Butler. O quantomeno questo Andy Butler.
Fatto? Ok. Ora passiamo alle cose serie e proviamo a fare come ci ha insegnato il maestro Lubrano, ovvero rispondere a una domanda che, ascoltando una roba del genere, sorge spontanea. E cioè: chissà cosa passa per la testa di un tizio che ha passato una carriera a forgiare l’epoca d’oro della disco (ma anche della house, e della techno) a sua immagine e somiglianza nel momento in cui decide di estirpare alla radice quella contagiosa euforia che concimava la pista da ballo quando dalle casse uscivano i pezzi che l’hanno reso famoso. Coraggio senza compromessi, freddo calcolo combinatorio, o santa beata incoscienza? Sterzare così – de botto, (apparentemente, a un’analisi superficiale) senza senso nè il minimo preavviso – verso uno scuro tripudio di post-punk sintetico, goth, industrial, misto a scampoli di spigoloso electro-rock anni ‘80: ma che dàvero?
La risposta è dentro di voi, epperò è sbagliata. Nel senso, ve lo ricordate l’irresistibile singolo con cui gli Hercules & Love Affair si sono affacciati su questa tèra ormai quasi quindici anni orsono? Blind era una di quelle magic-in-a-bottle songs che hanno illuminato i club di fluorescente luce (im)propria per quel che restava degli anni Zero e per buona parte dei successivi anni Dieci, la stroboscopica colonna sonora in loop di un sabato sera senza tempo, un timeless instant classic — direbbero quelli bravi, la I Feel Love della nostra generazione.
Ecco, toglietegli quel giro di basso così paraculamente Seventies, quelle insopportabili percussioni da Tropicana all-inclusive e le immancabili trombette da carro di Carnevale LGBTQ+. Tenete la malinconia malaticcia di fondo, il ritmo così incessante da mettere quasi in soggezione e ovviamente la straordinaria voce di ANOHNI, con la sua cadenza peculiare, che cinque lustri sul groppone hanno reso ancora più complessa e intrigante. Otterrete One, di Blind figlia illegittima e allo stesso tempo degna erede nel passaggio da un mondo in cui tutto sembrava possibile a uno in cui sembra possibile che tutto vada in vacca da un momento all’altro.
Troverete Ian McCulloch chiuso a chiave in uno scantinato di Detroit nell’87, i New Order nei panni degli Xiu Xiu, Perfume Genius bullizzato da Róisín Murphy, e non vi sembrerà bizzarra retrofantascienza. Perché il tutto – qui sta il punto – è finalmente inzuppato di dramma, umanità estrema e sentimenti non filtrati. State tranquilli, si balla lo stesso, e appena parte il beat dritto l’impulso è ancora quello di abbandonare il drink (mezzo pieno o mezzo vuoto che sia) al bancone del bar per precipitarsi esattamente al centro di gravità gaudente della balera. Non stupitevi, però, se troverete intorno a voi molta più gente vestita di nero che ondeggia in cagnesco e solo una piccola, spaurita manciata dei vecchi – posticci ma confortanti – lustrini e paillettes.
Hercules & Love Affair (feat. ANOHNI) Hercules & Love Affair ANOHNI Andy Butler Antony and the Johnsons
↦ Leggi anche:
ANOHNI and The Johnsons: Why I Am Alive Now