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Damnation Gallery: Angomarcia
Halloween è per i poveracci

Fuoco cammina dentro me.

Sembra che il prossimo inverno sarà all’insegna del frescolino un po’ ovunque. Tra paventati obblighi mascherati da consigli – come fare la doccia in due per risparmiare (ma i single che fanno? Si lavano solo mezzo busto?) – o improbabili metodi per cucinare a freddo, l’unica certezza è che per Natale tutti chiederemo a Santa Claus una tanica di benzina, altroché.

Ma anche l’anima va cullata. E diciamolo, assieme al Montenegro – che è causa di assurde collezioni di vecchi vasi nelle baite di montagna – è la musica quella che accende la fiamma che abbiamo dentro. E cosa c’è di meglio di un po’ di vecchio sano death metal misto a doom per riscaldarsi i nervi?

Perché questo fanno i Damnation Gallery, con in aggiunta una massiccia dose di horror rock, soprattutto per quanto riguarda la (curatissima) estetica. Arrivati al terzo lavoro, i Nostri hanno ulteriormente affilato le lame e, come antipasto, lanciano rasoiate affilate con questa Angomarcia, vero tripudio in nero del male di vivere: mosche bianche in mezzo a miliardi di insetti intenti a cibarsi felicemente delle feci che vengono quotidianamente propugnate dai powers that be, dove lo staccarsi dal branco e rinascere anaffettivi e privi di sentimenti sembra essere l’unica via di salvezza.

Il pezzo è un macigno che sciorina riff su riff schivando abilmente la noia ripetitiva eppur facendo centro sulla orecchiabilità (in senso death), mentre la voce di Scarlet graffia quanto basta per raggiungere la linea che separa il piacere dal dolore non senza qualche ferita qua e là.

Una prova eccellente per il quartetto ligure, che probabilmente con la tanica di Babbo Natale di cui sopra darebbe fuoco a buona parte dell’umanità, a ragione.

Damnation Gallery 

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