All that glitter is goth.
C’è stato un momento, a cavallo tra i Novanta e gli anni Zero, in cui un sottogenere che fino a quel momento era stato semidimenticato ha ripreso vigore. Il deathrock – grazie soprattutto ai Cinema Strange e (diciamolo) al rinnovato interesse nei confronti dei primissimi Christian Death, in seguito al suicidio nel 1998 di Rozz Williams – aveva ripreso il terreno perduto nei confronti del neofolk, del gothic rock, dell’industrial e di tutti gli altri generi “oscuri” che avevano avuto più fortuna fino a quel periodo.
Tra i nuovi alfieri di questa rinascita c’erano I tedeschi Bloody Dead and Sexy. Forti di un disco azzeccato contenente vere e proprie hit riempipista come Bloody Rose e Hey Ho Armageddon, hanno saputo farsi apprezzare in tutta Europa sia in studio che live.
Tornano oggi con il quinto album, Fade to Glitter, che ne dimostra la piacevole evoluzione sonora. Venticinque anni sono tanti e non vale la pena far finta di niente: i Nostri oggi suonano meno selvaggi e istintivi rispetto agli esordi, ma mantengono intatto l’approccio di spessore nei confronti dei brani.
Ne è uno splendido esempio Maya, il singolo portante che, se dirà poco ai giovani innamorati dei Talk to Her, Twin Tribes o Strange Bones, farà probabilmente la gioia di coloro che ancora sono presi da un fremito ogni volta che sentono The Broken Ones delle Diva Destruction.
Chi l’avrebbe mai detto vent’anni fa? I Bloody Dead and Sexy sono ancora tra noi, e continuano a regalarci materiale magari non radicalmente innovativo ma di indubbia qualità, l’equivalente del comfort food in musica. A volte basta poco per regalare emozioni a chi ascolta.