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The Vibrators: The Owl and the Kangaroo
Punk's (gran)d(e)ads

The Vibrators
The Owl and the Kangaroo

L’ultimo fremito dei vibratori più famosi del punk.

Tempo fa per commemorare la morte del padre, un ragazzo stampò una maglia con la scritta “d(e)ad”. Struggente, tagliente, cinica, dolorosa, efficace. Più avanti qualcun altro giocò con la celeberrima frase “punk is dead” cancellando la “a”. In altri termini, il punk – quello vero – è roba ormai suonata dai superstiti degli anni ‘70, che potrebbero essere i vostri padri. O nonni, ormai.

I Vibrators, per esempio, sono in giro dal 1976, hanno pubblicato così tanti album che manco loro se li ricordano più tutti e hanno ormai raggiunto e superato da secoli l’età che da adolescenti reputavano pericolosa (ricordate il motto Never Trust a Hippy dei Sex Pistols?), eppure ancora sono qui a spaccare alla grande.

Vero che questo è l’ultimo giro di valzer: come fatto poco tempo fa dagli UK Subs, anche loro hanno annunciato che quello appena uscito sarà l’ultimo disco prima della pensione discografica, eppure ‘sti nonnetti hanno ancora una carica invidiabile che mette a letto in pochi secondi legioni di wannabe foderati da hot topic.

The Owl and the Kangaroo ha tutto quello che ha reso indimenticabili gli schizzi sonori dei nostri in quasi mezzo secolo di carriera: schietta, semplice, irriverente – ma anche tremendamente orecchiabile e a modo suo totalmente originale. Non è che non si fanno più i dischi belli, è che gli anni passano e certi modi di scrivere e interpretare i brani fanno parte del passato. Nulla di male, ma è togliendosi il cappello di fronte all’ultimo saluto di leggende come i Vibrators che il presente e il futuro avranno ancora un peso.

Perché tutti almeno una volta della vita hanno voluto essere un vibratore. E non dite di no.

The Vibrators UK Subs 

↦ Leggi anche:
UK Subs: Statements

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