Radiografia di un cantautore italiano che non riesce a stare più di un minuto nello stesso luogo.
Fabrizio Coppola non sta fermo un attimo. Quando non sta scrivendo qualcosa, registra un podcast. Quando non sta traducendo un libro, pensa a un prossimo programma radiofonico.
Tra le tante cose che sa fare – e pure bene – ce n’è una nella quale però eccelle: comporre belle canzoni.
Ha iniziato circa 20 anni fa e i suoi primi pezzi sono finiti nel suo debutto: La superficie delle cose. Negli anni seguenti ha continuato a pubblicare dischi con una certa costanza, poi si è fermato per circa una decina d’anni, anche se ha sempre continuato a esibirsi dal vivo. Si sa come va la vita. Nel frattempo ha dato alle stampe pure il suo primo romanzo, Katana, nel quale si parla del caso e del caos. Non una roba da poco, insomma.
Poi, giusto qualche giorno fa, è uscita sulle varie piattaforme streaming una sua nuova traccia, nella quale si distanzia un pochino dal rock al quale ci aveva abituati per esplorare nuovi territori. In questo brano ci sono infatti echi dei più recenti War on Drugs, ma anche dei primi Perturbazione, quelli dell’eccellente In circolo.
Un pop rock di classe, insomma, che poco assomiglia a quello che finisce (fin troppo spesso) nelle classifiche italiane e riesce ad arrivare in quel non luogo chiamato numero uno. Cosa che invece questa Roma Raccordo Anulare si meriterebbe, eccome.