Psicoanalisi di viaggi immaginari e dialoghi impossibili.
Sono passati due anni dai lustrini di Fru Fru, connubio spiazzante consumato tra riverberi pop e una poetica deviata in cui Edda affermava la propria identità nel solco del superamento concettuale di ogni categoria. Lia è il singolo che anticipa Illusion, appena uscito per Al-Kemi / Ala Bianca e prodotto da Gianni Maroccolo, il quale entra a fondo nelle fibre dell’immaginario del cantautore milanese per valorizzarne ancora di più i registri espressivi.
La scrittura di Lia definisce un’aura di malinconia a tratti insostenibile, descrivendo potenzialità nuove anche per Edda stesso, che colpiscono per la lucida profondità della narrazione. La morte di qualcuno che si ama costituisce una cesura irrimediabile del tempo e pone l’interrogativo di cosa sarà di noi a partire da quel momento in poi. «Sai perché si muore / Non ci divideremo più / Non ti dirò di più, di più» sono le parole che Stefano Rampoldi mette in bocca a una madre idealizzata lungo la direttrice di un’autostrada deformata da un sole accecante.
Lia è il dialogo doloroso con la propria alterità, lo stesso che Edda fa dapprima con una figura fantasmatica che lo accompagna e poi con se stesso, in un moto circolare di scambio esistenziale. La sua voce si trasforma sino a diventare volutamente irriconoscibile attraverso le frequenze di un falsetto che scava a fondo nel calco dell’anima. C’è tutto un universo, qui dentro: la canzone d’autore nella parte iniziale, l’inquietudine captata dalla scena italiana degli anni ‘90 e la drammaticità cinematografica del ritornello, il tutto contenuto su un livello di misura che rasenta la perfezione.
La sintesi di tutta la traccia è, però, nel verso «Se ti respiro io non esisto»: Edda per primo sa bene che la vita è fatta di interpolazioni di cose diverse, la maggior parte delle quali fa male.
Edda Ritmo Tribale Gianni Maroccolo
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