Buttare giù una pillola di energia insieme a una di ritmo per non essere mai sazi.
I DEADLETTER sono una giovane band inglese ormai finita nel mirino di molti grazie alla loro freschezza e alla capacità di catturare immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore.
Si ripetono con questo pezzo post-punk che ti avvolge con forza attrattiva ruffiana, esercitata a colpi di chitarra funk à la Talking Heads, ritmo incessante, coretti vari e accenni di sassofono.
Il frontman Zac Lawrence moves like Jagger e nel farlo buca lo schermo, mentre ci spiega con grinta il suo concetto di abbuffata quale motore individuale e sociale: in fondo anche la vita è solo una lunga ed estenuante scorpacciata, no?
Sicuramente siamo lontani dalle complesse metafore che Marco Ferreri sviluppò in modo magistrale nel suo capolavoro, a lungo incompreso (La grande abbuffata, appunto): di certo qui non abbiamo la critica a una società borghese e fatalista ormai svuotata di ogni ideale e obiettivo (e come potrebbero mai!), ma il testo non è banale e il tentativo di essere originali in fondo riesce pienamente.
Ancora qualcuno in giro va dicendo che la musica migliore è quello del decennio della sua giovinezza, qualunque esso sia, ma noi siamo tipi deviati e poco inclini alla nostalgia per cui: su il volume, ci sono i DEADLETTER!