Un viaggio a spirale nelle memorie del presente.
La sindrome della madeleine di Proust (che poi sindrome non è, ma fa niente) torna a fare capolino di tanto in tanto, riconnettendo il nostro essere adulti con ciò che eravamo, pensavamo e sentivamo da giovani: è una semplificazione estrema, eppure rende l’idea di quello che si prova ascoltando l’ultimo singolo degli Shrine of Reflection.
In pochi secondi la band polacca ci proietta all’indietro verso la prima metà degli anni Novanta, più precisamente in mezzo a quelle splendide uscite licenziate dalla leggendaria Project.
Mikołaj Batyra e Maciej Miroński – di stanza a Lublin (una graziosa cittadina ad est della Polonia, confinante a pochi chilometri dall’Ucraina) – riescono in pochi minuti a costruire un brano semplice ma evocativo, pregno di “non suonato” importante tanto quanto le note udite, senza mai cadere nel facile tranello dei cliché del genere.
Piacevole e azzeccata anche la scelta del videoclip, in cui vengono usate alcune parti del capolavoro d’animazione del 1973 di René Laloux Là Planete Sauvage, sci-fi di culto che dovrebbe essere visto almeno una volta da ogni amante del genere.
In poche parole: un duo promettente e convincente con le idee ben chiare – powodzenia!