Découpage elettronici.
Se vi piacciono gli anagrammi, i codici cifrati o semplicemente vi strizzate il cervello fissando la pagina della Sfinge sulla Settimana Enigmistica, probabilmente starete già sorridendo ancora prima di aver cliccato PLAY.
Ma se siete anche ammiratori di Yann Tiersen, ormai dovreste essere abituati a questo tipo di cose, così come mai siete stati a digiuno di ottime uscite.
Cosa si può dire del piccolo genio francese che non sia ancora stato sviscerato? In quasi trent’anni di carriera il nostro non ha sbagliato una scelta che sia una, e probabilmente una ragione c’è: non ha mai smesso di mettersi in gioco, reinventarsi e – appunto – giocare con i suoni.
Ecco allora che nel suo nuovo capitolo discografico finge di sparecchiare una tavola imbandita in precedenza, ma in realtà semplicemente cambia disposizione di oggetti e portate per regalare qualcosa di diverso. 11 5 18 2 5 18 (di cui 11 5 18. 1 12. 12 15 3 8 è probabilmente il pezzo più accessibile) è un album “non suonato”, composto utilizzando centinaia di sample rimodellati e trasformati, che mette concettualmente in musica il primo principio della termodinamica di Lavoisier, dove l’energia non può essere né creata né distrutta ma solo trasformata. Lo stesso vale per le note: sempre quelle sono, ciò che conta non è tanto con cosa le metti insieme ma come, e in questo Yann è maestro.