Tutti pronti per un dancefloor post-punk?
Emersi sulla scena londinese nel 2019 a colpi di serate nei club, i PVA hanno subito attirato l’attenzione per la loro energia e la capacità di catturare la piena attenzione del pubblico, in poco tempo sono riusciti a pubblicare nel 2020 un primo EP e a costruirsi, nonostante la pandemia e le difficoltà conseguenti, una certa reputazione.
Il loro debutto Toner era stato prodotto da Dan Carey, che nella sua carriera ha messo le mani in parecchi lavori interessanti (solo per nominare qualcuno negli ultimi due anni, ha collaborato con Wet Leg, Fontaines D.C., Goat Girl, Squid – insomma è un tipo che non sta sbagliando un colpo) e che possiamo tranquillamente dire abbia un certo gusto musicale.
Sono passati due anni e i PVA tornano, lo fanno autoproducendosi e riuscendo comunque a fare uno scatto in avanti. Il brano con la batteria suonata da Louis Satchell, il sintetizzatore selvaggio di Josh Baxter e lo spoken post-punk di Ella Harris sono un insieme di ritmo ed energia contagiosa, che colpisce al primo ascolto e questo non è sempre un difetto.
Il sound è fondamentalmente un drum’n’synth che dà al brano una dimensione acerba – direi grezza, se non fosse spesso interpretato come termine negativo – lasciandoci addosso un profumo di elettropunk decisamente gradevole.
La band è in giro per un tour europeo, ma per il momento non figurano date italiane, anche se sono sicuro che qualche festival prima o poi li chiamerà perché c’è da scommettere che questi ragazzi, quando usciranno con un album sulla lunga distanza, sapranno sorprenderci davvero.