Dimmi che hai avuto una figlia senza dirmi che hai avuto una figlia.
Nel 1992 il re indiscusso delle classifiche era Micheal Jackson, che, grazie a Dangerous, era ormai diventato ancora più grande che nei gloriosi anni Ottanta.
All’epoca, quando si parlava di lui, tutti lo chiamavano, giustamente, il Re del Pop. Poi è arrivato Nevermind che, come d’incanto, lo ha scalzato dal primo posto in tutte le charts. I Re del Grunge, ovvero i Nirvana, erano arrivati per distruggere tutto quello che era successo nella musica precedentemente alla loro venuta, creando di fatto una linea di demarcazione tra il prima e il dopo il loro veloce passaggio.
Da lì a poco, il povero Michael ha iniziato ad andare incontro a un inevitabile declino, complice l’essere citato in giudizio dai genitori di figli che andavano più d’accordo con lui che con loro, mentre il gruppo di Cobain ha pubblicato la compilation d’inediti e rarità intitolata Incesticide. Come promozione di quell’uscita, i Nirvana spediranno a MTV l’iconico videoclip di Sliver, una delle loro migliori canzoni di sempre.
Ed è proprio a quel leggendario e sgranatissimo video d’inizio anni Novanta che tale Paris Jackson si è totalmente ispirata per creare il montaggio del suo singolo più recente. La canzone si chiama Lighthouse e riesce a unire con piglio deciso e sicuro certe sonorità post-grunge con un pop rock tanto ben prodotto quanto ben confezionato, senza risultare falso. Un deciso passo in avanti (verso il rock) rispetto alle introspettive tracce acustiche contenute nel suo album di esordio, Wilted, pubblicato circa due anni fa.
Non si fosse capito, Paris Jackson è davvero la figlia di Michael Jackson, quindi non c’è da stupirsi più di quel tanto di quel, riuscito, tocco pop presente in Lighthouse. Dopotutto, vale sempre il detto: tale padre…