Zucchero, lamette e mascara.
Agli albori di Internet, verso il finire degli anni Novanta – nel vecchio continente, perlomeno –, cercare informazioni sui neonati Orgy online era un’impresa titanica. Impossibile non incappare in decine di pagine di ricerca zeppe di (ehm) “informazioni” che poco avevano a che fare con il quintetto losangelino.
Pupilli di Jonathan Davis dei Korn (il loro primo contratto fu per la sua Elementree Records) spiccavano nel panorama nu metal sia per la loro predilezione verso sonorità elettroniche molto vicine a certe soluzioni anni Ottanta (il rifacimento di Blue Monday dei New Order, probabilmente il loro brano più conosciuto, è stato un vero e proprio riempipista alternative a cavallo dei due decenni) sia per un look fortemente glam.
Dopo uno splendido debutto (Candyass) e un seguito dignitoso (Vapor Transmission) avevano perso la bolla, con un Punk Static Paranoia che non era né carne né pesce e non aveva convinto nessuno, portando la band dritta allo scioglimento nel 2005.
Jay Gordon, voce e unico superstite, ha resuscitato il marchio una decina di anni fa, pur limitandosi a qualche uscita sporadica con singoli digitali e apparizioni dal vivo, perlopiù in America. Ci riprova oggi, con Shady AF, pezzo paraculo quanto basta che alle stratificazioni in chiave industrial-allo-zucchero-filato aggiunge un ripieno di pop adolescenziale melodico a stelle e strisce, colonna sonora ideale di qualsiasi telefilm ambientato nei college, dove gli amori disperati si rincorrono tra una partita di baseball e una festa in piscina a base di birra scadente e junk food. Innegabilmente piacevole, ben fatta, orecchiabile, ben prodotta, ma anche cartina al tornasole del perché questa rinascita non abbia comunque riportato Jay nei circuiti che contano: niente più Family Values Tour ormai.
Insomma, ottimo per chi non riesce a uscire dagli anni Novanta e si emoziona ancora vedendo un paio di dreadlocks fluo ondeggiare su delle Ibanez a sette corde, meno per chi ha guardato oltre.