Fare a testa o croce con un bitcoin.
“Cos’è il genio?”, chiedeva retoricamente la voce narrante (il Perozzi) di Amici Miei. Dai che la sapete, la conoscono pure le pietre. Ecco, qui il genio sta di casa altrove, però la fantasia, il colpo d’occhio e soprattutto la velocità d’esecuzione non difettano.
E lo so che a leggere che si chiamano chiamamifaro state già storcendo il naso e sta per affiorarvi sulla punta della lingua l’espressione tecnica “che nome del cazzo”, ma mi urge ricordare che avete idolatrato per anni band denominate pietre rotolanti, maggiolini, vergini di ferro e marmellate di perle, per cui ora zitti e buoni (vi vengono in mente i Måneskin, vero? l’ho fatto apposta).
Dicevamo? Ah sì: dentro soli sette versi, i chiamamifaro ci infilano l’esperienza del COVID, i dischi polverosi dei genitori, la finanza decentralizzata, lo spleen tardoadolescenziale, le strategie tecno-commerciali di Zuckerberg e tutta la tragica attualità bellica. Diamine, non è un ritornello: è un resoconto di attualità declinato per istantanee, asciugato e ridotto come una coulisse di lamponi.
«Tutti i concerti del 2020 / Libri che ti ho dato e non hai letto mai / Mare o montagna, Battisti o Dalla / Fare testa o croce con un bitcoin / Sento che perdo una parte di me / La casa in centro nel metaverso / La Terza guerra mondiale da vivere in due».
Se volete un’autentica instant pop song, eccola qui – leggera, disimpegnata, ma non banale. E poi andiamo verso l’estate, mica si possono ascoltare i River of Nihil a tempo indefinito.