Geni eticamente modificati.
La parabola artistica dei Primus fa parte di quelle cose che andrebbero studiate a fondo, tipo la carriera musicale di Frank Zappa. Una discografia incredibile, pregna di vere e proprie vette compositive ed esecutive che hanno riscritto le regole di un certo modo di fare musica.
Si aggiunge oggi un altro pezzo del mosaico con l’EP Conspiranoid, del quale Conspiranoia è il biglietto da visita. Undici minuti e passa di “discese ardite e risalite” sulle tastiere degli strumenti, una serie di arrangiamenti follemente progressive (al limite del free jazz), appoggiati da un’esecuzione funambolica e da una serie di strofe politicamente scorrette sulle paranoie da cospirazione che hanno alimentato migliaia di dibattiti più o meno carbonari in questi anni dominati dalla paura del COVID.
Manca forse giusto un pizzico di quella (in)sana follia che permeava i capolavori del terzetto di My Name Is Mud o Tommy the Cat, ma questo piccolo deficit è perfettamente controbilanciato dalla maestosità dell’assurdo di uno dei pezzi più marcatamente prog che i nostri abbiano mai dato alle stampe. Che le prove per il loro prossimo tour dedicato ai Rush abbiano influito?
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