Quando la bellezza è a portata di mano.
Se questo fosse veramente il migliore dei mondi possibili, Michael Head sarebbe famoso quanto il suo fan Noel Gallagher. Talento pop cristallino con pochi eguali in termini di intelligenza e passione, il non più ragazzo (sessantadue anni il prossimo novembre) è uno dei geni venuti da Liverpool: nello specifico, appartiene alla “coda” della generazione post-punk che ha regalato al mondo una neopsichedelia intrecciata di Television e Doors, di Syd Barrett e Love.
Ecco: la brezza dolceamara di Forever Changes rappresenta il nume tutelare del nostro uomo sin dal luminoso pop chitarristico dei suoi Pale Fountains, a metà anni ’80 mai arrivati oltre il culto, nonostante un contratto con la Virgin e due LP splendidi come Pacific Street e …From Across the Kitchen Table. Di pari livello le imprese seguenti con le sigle Shack e Strands, il suo destino non è cambiato: uno degli autori più fulgidi di Albione viene ignorato, perdendosi in sfighe romanzesche tra studi di registrazione in fiamme, master dimenticati oltreoceano, casini con alcol e droga. Roba da girarci un film avendo l’accortezza del lieto fine, poiché dopo aver rischiato le penne, Michael rialza la testa e regala nuove meraviglie con la Red Elastic Band.
Un lustro dopo lo splendido Adios Señor Pussycat, si ripresenta con Broken Beauty e la produzione di Bill Ryder-Jones – concittadino e membro dei Coral – preparando il terreno al nuovo album Dear Scott. Scritta a quattro mani con la figlia, è una splendida e dolceamara gemma di pop anni Sessanta dal retrogusto black infiorettata di ottoni e archi. Un babà gustosissimo che non stanca mai, perché dentro c’è una bellezza classica con anima. La bellezza da tenere sempre a portata di mano che ti spezza il cuore perché ti vuole bene.
Michael Head & The Red Elastic Band Pale Fountains Michael Head Shack Strands Coral