Il triplo punto G.
A distanza di vent’anni dal giochino delle tre G imbastito dai Marilyn Manson per il loro Guns God Government Tour, tocca a Gen and the Degenerates riportare in auge la lettera numero 7 dell’alfabeto. Che poi – casualmente o meno – sarebbe 777, ma si sfocia nella numerologia spiccia ed è meglio passare oltre.
In ogni caso, continuando a giocare con i titoli, qui il governo non c’è: è stato spodestato da una ragazza che rivendica a piena voce i suoi diritti in quanto essere umano. Il brano (un pezzo di chiara matrice post-punk in odore di Slits con una spruzzata a stelle e strisce) è una sarcastica e pungente invettiva contro il pensiero comune che vuole rinchiudere la donna in una serie di banalità, ormai davvero superate nella pratica, ma che continuano a infestare un certo modo di pensare retrogrado che – come l’erba cattiva – fatica a essere estirpato.
Gommosa e catchy, Girl God Gun è un mantra in bilico tra canzone e spoken word irresistibilmente velenoso, che trova il suo climax nel videoclip totalmente anni ‘90 (Numb degli U2 e Friday I’m in Love dei Cure hanno fatto scuola) dove una coreografia pazzesca sottolinea in maniera decisiva alcuni passaggi cruciali delle liriche solo apparentemente sparate a casaccio.
Di sicuro una delle band contemporanee da tenere davvero d’occhio.