Lo stato del mondo, oggi.
Oltre a essere appassionato e serissimo, il progetto Dirtmusic vanta un percorso imprevedibile che è per lo più frutto dell’istinto. Appropriato, quando congiungi esperienze artistiche ed esistenziali in teoria lontane, laddove nella prassi riesci a creare ipotesi di modernità rimescolando passato e presente e traendo linfa dalla contaminazione con talento, equilibrio, curiosità. Doti che non mancano a Chris Eckman, Hugo Race e Chris Brokaw, partiti da un’Americana gotica per incrociare i Tamikrest nel Mali e illuminarci d’immenso con l’etnodelia di BKO.
Due altri album nel mezzo, l’altro capolavoro Bu Bir Ruya svelava nel 2018 panorami mutati. Medesimo lo spirito e assenti Brokaw e Tamikrest, si incideva a Istanbul con Murat Ertel (virtuoso di saz alla guida dei Baba Zula) ed esiti a dir poco sensazionali. Quattro anni più tardi una guerra dilania l’Europa e l’ensemble insiste sulla militanza e la ricerca sonora. Lo ascoltate qui, oggi, il vero crossover: è il suono di un mondo in difficoltà, pieno di problemi che riguardano chiunque, e in quanto tale non fa sconti a nessuno.
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Disponibili soltanto in digitale, gli otto minuti di Hum Hum (così come la traccia gemella Western Lands) sono stati registrati dal trio nell’isolamento forzato della pandemia: cosa che rende ancor più inquietanti le sue atmosfere indecise tra ambient metropolitana, trip hop ombrosamente acido, etno blues di catrame ed elevazione.
Annotato che, come al solito, è musica splendida per acume e passione, piace venire a sapere che il titolo si riferisce a un’antica parola traducibile con il pronome “noi”. Noi che dobbiamo stare uniti. Noi che, in fondo, siamo tutti nomadi. Cerchio chiuso.