L’elefante nel garage.
Che meraviglia, la cricca di adorabili pazzoidi nata ad Athens, Georgia, e battezzatasi Elephant 6. Mediando il senso per la svagatezza pop e un respiro sperimentale, negli anni Novanta questo ampio collettivo artistico ha forgiato l’anello di congiunzione tra psichedelia nuova non per modo di dire e certo rock di estrazione alternative dalla fedeltà variabile. Nel suo policromo sottobosco, gli Elf Power appartengono alla seconda ondata: dal 1994 ruotano attorno al talento di Andrew Rieger e in estate si ripresenteranno con un album nuovo di zecca. Il primo da un lustro, li vede approdare alla Yep Roc e annunciarsi con un brano che parla dell’imprevedibilità con la quale eventi ed emozioni possono sbocciare senza preavviso.
Per la cronaca, il video è stato girato nell’Orange Twin Conservation Community, un parco di centocinquanta acri con ecovillaggio autosufficiente a bassissimo impatto ambientale che i ragazzi gestiscono organizzando concerti ed eventi culturali tra il pollame e gli alveari. Metafore belle e significative per una carriera e un linguaggio riassunti centrifugando una melodia che non fa prigionieri, chitarre iniettate di fuzz, tappeti di tastiere, ritmica secca e puntuale.
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Se state pensando alla versione “ruspante” dei Grandaddy, avete visto giusto: la carta d’identità non mente e lo stesso punti di riferimento fantasiosi, però centrati come un’ipotesi garagista della E.L.O. oppure gli Eels che calano acidi buonissimi e si convincono di essere i Pavement. Alla fine, nonostante il gioco un po’ nerd delle citazioni incrociate, a imporsi è uno stile a sé. Qualcosa che, nel suo piccolo, prova a schiarire tempi sempre più bui. Che gli dei benedicano gli indie-freak georgiani.