Lo spirito del tempo nella visione dei mangiafuoco teutonici.
Qualunque sia la considerazione a proposito dell’ultimo materiale discografico prodotto dalla compagnia di Lindemann e soci, innegabile è che la trepidazione per un loro nuovo singolo è sempre altissima.
Ed ecco infatti che – nell’attesa di quello che sarà il nuovo Zeit – ci si trova di nuovo sia perplessi che compiaciuti (si deve dare merito alla band tedesca, capace di creare sempre un fitto tripudio di rumors e aspettative). Forse non rispecchia più la grandezza industriale e pionieristica – in un certo senso di entertainment– dei primi lavori, e nemmeno la profonda funzionalità radiofonica e artistica di un Mutter, ma la band tedesca è ormai assurta a uno status che non si fa mancare nulla in termini di portata commerciale e d’effetto.
Come al solito la produzione del video del singolo omonimo (a cura di Robert Gwisdek) segue le aspettative e ci riporta ancora davanti (un po’ come in Deutschland) a un epos teutonico che attraversa più epoche e situazioni. Lo spirito del tempo, dunque, ancora una volta, diviene il capostipite della Germania letteraria il cui retaggio romantico, tra una Pussy e una Du Hast, resta sempre nelle corde della band. «Sto sdraiato qui tra le tue braccia / Oh, potrebbe essere per sempre / Ma il tempo non conosce pietà / Il momento è già finito».
Si tratta, dal punto di vista musicale, di una semi-ballad tipicamente rammsteiniana, dal sapore un po’ goethiano di cui era colma Rosenrot, e che in effetti – presupponendo sempre più fuoco e più fiamme – lascia inizialmente un po’ interdetti e spaesati. L’apparato pianistico, però, negli ultimi anni è sempre stato tenuto in ampia considerazione (non solo come opening act degli ultimi tour) e quel tocco neoclassico potrebbe ancora giocare le sue carte migliori in termini di magniloquenza (già ci si immagina qualche trovata Till escogiterà per la performance di questo nuovo pezzo dal vivo).
Starà al tempo stesso mostrare se la sua fiamma è più fioca o più ardente.
Rammstein Lindemann Till Lindemann
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