Torna una delle rockstar più interessanti degli ultimi tempi. Ovviamente, lo fa a cavallo.
Più passa il tempo – sono ormai tre anni dal suo debutto – più aumenta il mistero che circonda Orville Peck.
Sebbene ultimamente le ipotesi su chi sia il ragazzo dietro la maschera si siano moltiplicate (la voce più accreditata riporta che nella realtà si tratti di Daniel Pitout, ex batterista della post-punk canadese Nü Sensae), a lasciare basiti quanto intrigati è tutto il mondo che questa rockstar (non mi vorrete mica dire che non lo sia, vero?) è riuscita a crearsi intorno in un periodo alla fine relativamente breve. Perché se è vero che in certi ambienti un tale personaggio in bilico tra un cowboy e una drag queen ha finito per travalicare di fatto la sua musica, è proprio nella sua proposta musicale che Peck riesce in realtà a essere davvero tanto vincente quanto convincente.
Il suo nuovo singolo, C’mon Baby, Cry, ne è la più chiara e limpida dimostrazione. Suadente come pochi, sempre a metà strada tra atmosfere lynchiane e rimandi al Nick Cave più corale, riesce a sedurre subito, e quello che è in grado di fare la differenza è la sua voce attraente, mai così da crooner come in questo pezzo. Un timbro riconoscibile tra mille, che è già un marchio di fabbrica. “The Orville Peck machine”, verrebbe da dire.
Chissà quindi cosa riuscirà a fare con il suo Bronco, in uscita l’8 aprile per Sony. Noi intanto, per non farci trovare impreparati, abbiamo già lucidato gli stivali e siamo pronti a metterci un po’ di mascara.
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