Odio puro a 24 carati.
Se c’è una cosa che non si può dire di Mille Petrozza è che sia uno che le manda a dire. I suoi testi hanno sempre abbracciato il lato oscuro dell’essere umano, e, più il Nostro invecchiava, più la sua penna lasciava da parte demoni e situazioni utopiche, preferendo concentrarsi sulla vita reale, spesso spaventosa quanto (e oltre) qualsiasi libro horror.
Ecco allora che gli accadimenti di questi ultimi 24 mesi lo hanno fatto riflettere: mentre il mondo puntava il dito verso un nemico biologico, il senso già fragile di comunità veniva man mano sgretolato da prese di posizione sempre più rigide, un Noi contro di Voi che ha innescato una miccia pericolosissima per la stanza dell’andrà tutto bene, ormai satura di gas infiammabili pompati a forza di slogan.
«L’odio è il vero virus di questo mondo» canta Mille, mentre i Kreator macinano uno dei pezzi più riusciti della loro nuova fase – quella post-Duemila – dove mischiano sapientemente il thrash teutonico vecchia maniera a soluzioni più melodiche e (si fa per dire ovviamente) più orecchiabili. Il risultato è Hate Über Alles (un titolo che da solo è tutto un programma), pezzo tritatutto già candidato ad anthem da cantare a pugni alzati nei festival metallari di mezzo mondo.
Ormai lontanissimi dalle pur splendide sperimentazioni di metà anni ‘90, i tedeschi giocano sul sicuro non lasciano spazio a fraintendimenti, con un pezzo che gronda “Kreator” da ogni nota e non farà sbadigliare nessuno sotto il palco. Nel bene o nel male, non si può chiedere di più.
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