Che lo scherzo uccida ancora.
«I sogni di una vita si sono tramutati nella speranza di ciò che ne resta». Se ne deve essere reso conto anche Jaz Coleman.
Nonostante abbia passato la sua esistenza a mettere il dito nelle ferite causate dalla società, probabilmente nemmeno lui si aspettava che l’umanità arrivasse a tanto: Follow the Leader (non importa quale) all’ennesima potenza, senza nemmeno farsi troppe domande.
Ecco allora che lo scherzo che uccide torna a puntare il dito, ma stavolta contro chiunque. L’essere umano – accecato da avidità ed egoismo – ha fallito, la nostra stessa natura ci si è rivoltata contro e non abbiamo tenuto conto di ciò che stavamo barattando. Il signore del caos non è un’entità maligna che appare magicamente sulla terra per distruggerla: siamo noi stessi e le nostre paure, alimentate a dismisura dai nuovi totem mediatici che pezzo per pezzo hanno assalito il cuore di ciò che siamo, rendendolo schiavo di sé stesso e delle sue manie sposate con le paure più profonde.
Sarcastico e chirurgico, come sempre ogni messaggio di Jaz è sostenuto da una musica più che adatta: ma cosa si può dire dei Killing Joke che non sia stato ripetuto all’infinito? Influenti, seminali, rispettati, unici. Lord of Chaos contiene tutti i tasselli che hanno reso riconoscibile il mosaico che va a comporre il sound della band inglese, il cui unico difetto è quello di essere uscita oggi. Sì, perché è così dannatamente efficace, fresca e tagliente che i fan di vecchia data si sentiranno certamente meno giovani di quanto siano: il tempo passa per tutti ma non per Youth e company, che continuano a sfornare pezzi da novanta come se avessero sempre acceso quel fuoco tipico dell’adolescenza.
Passione e bisogno comunicativo reale che vanno ben oltre la condivisione meccanica e lobotomizzata di vignette e articoli preconfezionati. Spesso un’idea si esprime meglio semplicemente tacendo e alzando il volume.