Uno shot di Jack Daniel’s al mese, saturo di riverbero.
Anni fa uno dei problemi più discussi dagli amanti della musica era il prezzo troppo caro dei CD. Poi è arrivato il file sharing e le cose sono andate a ramengo. Il passaggio successivo è stata la musica liquida, e il nuovo problema oggi sembra diventato il concetto di album.
Ha ancora senso pubblicare una raccolta di canzoni inedite dopo un certo periodo di silenzio se tanto la gente ascolta i pezzi che vuole senza curarsi troppo del lavoro nel suo complesso? Pippe mentali da vecchi ascoltatori analogici, che davano peso a queste cose fondamentali che sembrano essere diventate superflue per le nuove generazioni.
Insomma, sembrava un cul de sac, e invece ecco il colpo di genio!
Gli All Them Witches prendono due piccioni con una fava, pubblicando un album a rate. Un brano ogni mese per tutto il 2022, tipo stipendio, con bonus track alla fine dell’anno a mo’ di tredicesima.
Intuizione non da poco, tanto quanto lo furono la discussissima scelta (all’epoca) di rendere gratuito il download di In Rainbows dei Radiohead o il far trovare sugli iPhone di mezzo mondo Songs of Innocence degli U2. A livello temporale siamo ormai a un quarto dell’album destrutturato, ma per chi si è perso questa operazione vale la pena cominciare dall’inizio.
Blacksnake Blues ci mostra una band ormai matura, in grado di giocarsela benissimo negli undici intensi minuti di un brano dalle fortissime tinte Seventies, tra doom, blues ed hard rock sudista per un tour de force che sa di sudore, superalcolici distillati illegalmente nel deserto e milioni di cicche spente tutte a metà. Una lunga jam psichedelica sofferta e visionaria, che mantiene la ormai decennale carriera degli All Them Witches a livelli più che buoni e ne traccia idealmente il solco per il futuro prossimo.
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