La bestia dentro, che spiffera alla luna i nostri segreti.
Ecco un black metal contaminato che non ci chiede grandi sforzi. C’è un suono grosso così, una notevole varietà strutturale, momenti melodici, altri più corposi e trascinanti. Produzione impeccabile e livello tecnico alto il giusto. Facciamo sì con la testa mentre ci si spalancano le bocche dell’oscura terra mortale. Ed è questo che dovrebbe fare l’heavy davvero pesante, non pesarci sul cuore ma aprirlo alle intemperie del peccato e della cattiva predisposizione.
Gli Agathodamon sono tedeschi e si sente, poiché squadrano e ingessano la loro serenata alla luna in massicci tronconi melodici, infondendoci, nei padiglioni bendisposti, le consuete e birresche cantilene della foresta nera. Wolf Within parte a razzo duro come solo nei sogni bagnatissimi del povero Konrad Keyser, ma non finiamo nello spazio, solo giù per un roveto di pessime scelte, tramortiti in un lago di sangue e ripensamenti. Come tornare lassù dove il sentiero esistenziale ci ha ingannato? Forse facciamo prima a scavare una via di fuga che passi per l’ano di Satanasso.
Il brano è sinfonico, ovviamente. Ci sono le voci che blaterano frasi vocali e c’è anche un manto di strumenti a corda digitale che soffia nel gargaro della gran cassa, ma nulla che annacqui le chitarre e i rombrotti di batteria. Siamo davanti a un masso nero su cui c’è scritto “vietato entrare”. Gli Agathodaimon sanno cosa stanno facendo. Voi no.