Che tempo che fa.
Probabile che nel rutilante mondo dei concept album un disco fondato sulle condizioni metereologiche sia faccenda rara. Di sicuro è strana e lo sarà ancor più ai primi di aprile, quando avremo tra le mani l’album omonimo di Whatever the Weather, nuovo alias di Loraine James, giovane emergente dell’elettronica britannica sperimentale. Sì, perché i titoli delle dieci tracce anticipate da 17° C sono affidati alle rilevazioni della temperatura di non meglio specificati giorni particolari.
In attesa di conoscere l’opinione del colonnello Giuliacci, annotiamo che il progetto merita interesse a partire da questo saggio di post jungle venata ambient, che segna una sterzata rispetto agli album pubblicati dalla ragazza su Hyperdub nell’ultimo triennio. Approdata nella squadra Ghostly International, la produttrice londinese cambia arredo e metodologia, partendo dai dischi che era solita ascoltare negli anni formativi dell’adolescenza per improvvisare con forme fluide, fino a sentire il brano che si completava. La qual cosa, tra le righe, significa ammettere che nella musica sintetica ci metti l’anima.
In sostanza, è ciò accadeva anche con un approccio al club sfuggente e peculiare, picchettato di glitch e introspettivo nei testi. Qui di parole non ce ne sono, i panorami cambiano, però il sentimento continua a tenere compagnia all’inventiva. Il ritmo si spezzetta in microparticelle e, invece di frantumarsi, ti accarezza con un reticolo di storture armoniche. Cade una polvere di stelle sonora e le rilevazioni dicono diciassette gradi. In città, a febbraio, è già primavera, ma non è la colonna sonora di un film catastrofico. È Loraine che ama spiazzare, e gliene siamo grati.