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Moderat: Fast Land
L'ultimo paga da bere!

Eins, zwei, ma anche drei e vier: quattro indizi che fanno una prova per la Polizei berlinese.

Uno dei (tanti) lati positivi della musica elettronica è che per fare un supergruppo bastano due (massimo tre) persone. A volte addirittura è sufficiente rimanere da soli e cambiare moniker, ma quello è un caso estremo, e comunque non divaghiamo. Anzi, torniamo a noi.

Non ho mai capito quanto il progetto Moderat fosse nato con intenti bellicosi (nel senso di prospettive definite e programmi a lunga scadenza), piuttosto che come divertissement tra golden boy dell’IDM europeo (diciamo pure mondiale, al tempo) all’insegna di un più o meno goliardico “facciamo ‘sta cazzata e vediamo un po’ come va a finire”.

È andata a finire che dal 2009 a oggi Apparat ha fatto uscire (se si esclude la sua iperattività in termini di colonne sonore) due dischi, i Modeselektor (se teniamo fuori dal conto compilation di remix e re-work vari) altrettanti. Siamo invece in vista (a dispetto di un paventato iato a tempo indeterminato) del quarto capitolo della saga Moderat che, contro ogni previsione statistica, non si intitolerà IV (anche se un “quattro” nel titolo in qualche modo ce l’hanno voluto infilare lo stesso). Ovvero è andata a finire che quello che probabilmente doveva essere una specie di scherzo post-sbronza è diventato a tutti gli effetti il progetto principale di entrambe le componenti. Insomma, pare che Sasha Ring, Gernot Bronsert e Sebastian Szary c’abbiano (ri)preso definitivamente gusto e, dopo gli iniziali (si dice) conflitti compositivi e discrepanze artistiche, abbiano (ri)trovato la cosiddetta “quadratura” del proprio cerchio, perennemente alla ricerca di una ben precisa identità, in modo da superare di slancio il rischio di risultare in eterno una specie di split, lussuoso showcase di due anime simili ma sempre e troppo ben distinte. Se non altro sulla carta.

Sì, perché quanto appena detto è sicuramente vero, ma non è così scontato che abbia avuto luogo in maniera bilaterale. In altri termini, se incontro tra due diversi approcci alla stessa questione c’è stato, l’impressione è che non sia avvenuto esattamente a metà strada. Anzi, direi proprio che la resa dei conti ha avuto luogo a casa Ring, che – tra l’altro – è l’ultimo posto dove gli altri due sono stati avvistati prima di scomparire senza lasciare traccia. Almeno stando alle indiscrezioni lasciate trapelare dalle autorità tedesche.

Non che non fosse un finale annunciato: diciamo che il processo era in atto fin da subito dopo il primo disco e ha seguito il suo corso senza particolari intoppi. Se infatti il debutto si intitolava Moderat non a caso, già II avrebbe potuto chiamarsi Mopparat, così come III suonava davvero tanto Mapparat

Ecco, la strada della fusione sembra proprio continui a procedere in quella direzione. Perché questa Fast Land è una delle cose più “Apparat” uscite a nome Moderat fino a oggi: rarefatta e splendidamente melodica nel suo dramma interiore. Pop a suo modo, sempre kraut visto un certo romanticismo (nel senso di Goethe), ma intenta a strizzare più di un occhio verso un’elettronica d’élite molto british (pensate a un Thom Yorke solista, a un Burial innamorato male, gente così) dopo averla tenuta a bagnomaria in un vasetto chiuso ermeticamente e pieno fino all’orlo di Boards of Canada

In conclusione, di nuovo possiamo parlare di quadratura del cerchio solo se accettiamo il fatto che siano stati i Modeselktor quelli confinati nei panni del cerchio in questione. Se sia stata una scelta condivisa, un risultato ottenuto a forza di martellate e schiaffi, oppure un amichevole compromesso da aperitivo (“questa volta offro io, a te tocca la prossima”) lo scopriremo solo a metà maggio. Sempre ammesso che Gernot e Sebastian vengano ritrovati dall’ispettore Derrick strafatti – ma ancora vivi e vegeti – dietro una qualche consolle, e non a pezzi in un frigo, tra bratwürste, kartoffeln surgelate e stinchi di maiale.

Moderat Apparat Modeselektor Sascha Ring Gernot Bronsert Sebastian Szary 

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Apparat: Dawan
Modeselektor: Who

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