Pastorale germanica, da leccarsi i baffi.
Per qualche misterioso motivo, in ogni “scena” trovi sempre un nome ingiustamente trascurato. Quello che meriterebbe di più e, nonostante tutti gli sforzi, rimane patrimonio di pochi. Se pensiamo al filone del (oggi non più così) “nuovo” krautrock – che ha recitato da protagonista nello sfaccettato panorama post – vengono in mente i Kreidler, da Düsseldorf non per caso ma per servirvi un amalgama di motorik e sperimentalismo personale quanto basta per attrarre l’attenzione e conservarla nel tempo. Una proposta che accanto a To Rococo Rot (formati da Stefan Schneider, membro originale dei Kreidler da lungi dimissionario) e Mouse on Mars fa la sua figura, lineare e affusolata.
Una proposta con la quale i ragazzi trafficano da metà anni Novanta lungo una dozzina di album, senza mai inciampare e anzi rifinendo il canone. Esemplare in tal senso Revery, estratta dall’ottimo e fresco di pubblicazione Spells and Daubs, album che si avvale della produzione di Peter Walsh – in curriculum Heaven 17, Scott Walker, Peter Gabriel – ed è orientato verso sonorità spaziose però dirette. Persino pop, in qualche maniera, se vi piace pensare la parola con un significato il più possibile ampio e mescolarla con dub ed elettronica, tecnologia e arguzia.
Si fa strada con decisione, questa scampagnata sulla Autobahn che approda sulla spiaggia partendo da uno spigoloso grattugiare sintetico incastrato su una ritmica solida, poi pilota le sue aeree movenze tra tastiere vaporose e basso fretless dall’anima funky. È il genere di leccornia ipnotica che vorresti ascoltare mentre tiri l’alba in un locale o stai tornando a casa dopo averlo fatto. Invece sei ancora in salotto, a domandarti perché i Kreidler se li filano in quattro gatti.