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Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

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... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Girish and the Chronicles: Hail to the Heroes
Giovani icone del metallone globalizzato a palla

Girish and the Chronicles
Hail to the Heroes

I nuovi Whitesnake vengono dall’India.

Fa davvero specie sentire una band come i Girish and the Chronicles. Se chiudete gli occhi quando li sentite suonare, magari pensate subito alle umide stradacce del Sunset, ai pantaloni di velluto e di vacchina super-aderenti, agli stivali e i cappelli da cowboy, le capigliature biondo platino e le chitarre a stelle e strisce. Poi guardate il video e vi ritrovate davanti i figli di Sandokan che suonano uno dei più massicci residuati del metal U.S. anni ‘80, con il loro singer, Girish Pradhan dalla voce spiccicata a quella di Coverdale dei tempi di 1987.

So che queste cose ormai sono scontate. La globalizzazione ha portato le serialità orientali in Europa, il black metal è giunto in Ruanda e a Betlemme, le storie di mafia ormai le girano pure a Bollywood, ma resta sempre un pizzico di perplessità quando si assiste a un adattamento così fedele e genuino di una forma culturale estranea dove meno te l’aspetti. Difficile immaginare un’esperienza simile vent’anni fa? Cosa se ne sarebbe fatto il signor Pradhan di un’ugola così croccante e blues se fosse nato a Gangtok nel 1958? Di sicuro non una versione anni ‘70 dei Deep Purple, si sarebbe piuttosto perso nelle raga e nelle tribalde ritmiche kathakali.

E invece eccolo qui, su un fazzolettone di chitarre mediose, dove questi tamarri indiani street-glam 1991 passeggiano in scarponi e camicie da boscaioli lungo la spiaggia del divino oceano, pensando al nuovo disco di Lita Ford e a David Lee Roth che si ritira dalle scene, forse.

Di fatto se si vuole sentire del buon metallo patinato, da anni non è più oltre la battigia del Pacifico che si deve tentare. Certo mai si sarebbe creduto di scorgerne una versione qualitativamente molto alta sulle rive baraccolanti del Gange.

Girish and the Chronicles 

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