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Eric Hilton: Artifact22 (Dub Version)
Musica per staccare la spina

All you need is love, all you need is dub, all you need is una casa nel bosco.

Eric Hilton se lo vedi sembra un po’ Sting, solo che invece di aver fondato i Police ha fondato i Thievery Corporation, e invece di imbastardire il dub con il rock ha imbastardito il dub con le drum machines e i sintetizzatori, e invece di fare i miliardi ha fatto i milioni, e invece di andare a vivere nella campagna toscana e suonare ai matrimoni è andato a vivere in un bosco del Maryland e si è messo a fare emotive interstellar psychedelia, il nostro nuovo genere musicale preferito.

Una traccia a caso di Ceremony, uscito l’anno scorso, occuperà meglio il tuo tempo di qualsiasi spiegazione a parole: batterie downtempo, basso protagonista, chitarrine con il wah wah, rhodes, sintetizzatori volanti e riverbero a molla. Un disco in cui andare in vacanza quando piove. Se alla ricetta aggiungi spezie esotiche ottieni Infinite Everywhere (2020), un disco che fa venire fuori gli arcobaleni dalle pentole.

Artifact22 è la nuova canzone di Eric Hilton, anticipazione di nessun disco, perché ormai i dischi non li fa più nessuno, e questi Artifacts sono schegge sonore che il nostro uomo ha deciso di pubblicare nel corso dell’anno così, come gli vengono, senza aspettare di riunirne 10 o 12 in una collezione coerente: lo stesso titolo – “Artefatto 22” – suggerisce che prima di questo ce ne siano stati altri 21 che secondo Eric non erano venuti tanto bene, e insomma, massimo rispetto per la disciplina, no?

Il lato A è la solita roba alla Thievery Corporation (sempre un piacere, eh), ma con la versione dub del lato B si vola altissimo: Lee Perry è morto, viva Lee Perry, i Thievery Corporation sono morti, viva Eric Hilton. «All we want on Earth is love», dice il mantra, dice il cantante giamaicano sulla traccia, dice la Bibbia, dice il Corano, lo dicevano i Beatles, lo dicono tutti. Predicarlo è facile, praticarlo è complicato. Nel frattempo, ballare come se il mondo non stesse bruciando.

I Thievery Corporation sulla carta sono vivi e vegeti, nonostante l’ultimo disco di materiale originale, The Temple of I & I (che titolo bellissimo), risalga ormai a cinque anni fa. Nel mezzo ci sono state le chicche e i remix di Treasures from the Temple e le versioni sinfoniche, ma insomma, Eric ormai i soldoni veri li ha fatti con i ristoranti e dà l’idea del signore arrivato che può permettersi di fare uscire la musica che gli pare, quando gli pare, e se ti piace, bene, se no, puoi andare a mangiare da un’altra parte. Ne prendiamo due, grazie.

Eric Hilton Thievery Corporation 

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