Maneggiare l’argilla metallara per tirarne fuori nuovi incubi di nuvole e albe flaccide.
Gli Eight Bells ci parlano di qualcosa che non ci è amico e si sta avvicinando, gigantesco come un titano o forse infinitesimale quanto un virus, ma di sicuro è qui per smontare, rimescolare, spazzar via, offrire agli dei un piatto pulito in cui rilanciare qualche loro vezzosa creazione. Il distruttore del titolo è cattivo, nostro nemico, ma nonostante la sua possanza e l’identità marrana che abbraccia completamente, è qualcosa di solo e triste.
Insomma, non è bello distruggere, i cattivi non provano gioia a fare il male sulla terra. I mostri sono strumenti di una volontà superiore, sono i martelli e le tenaglie di un genio carpentiere, sempre pronto a disfare e scardinare, prima di rimettersi al lavoro su qualcosa di nuovo. E infatti il video comincia dalle nuvole, che prima di allargarsi e lasciare posto al cielo, si disgregano in un vecchio volto sapiente e malinconico.
Il metallo decostruito degli Eight Bells è un minestresco moviolone doom con irrequietezze black shoegaze. C’è una voce femminile che intona la nenia depressiva e una batteria sul retro a cercare di confettare tutta la mota sonora. Non è una ricetta sicura, ma in questo caso funziona. Otto minuti che scivolano via come uno strano essere appiccicoso e filiforme che sgattaiola dalla vostra doccia dopo avervi succhiato il cervello e lasciandovi a morire tra felci azzurre e squallide spatole gratta-schiena.