Cartoline stralunate da una provincia visionaria.
Con la tipica mescolanza di rivalsa verso la metropoli e giusto distacco, il contesto della provincia spesso e volentieri sorprende, rielaborando le mode con spiccata originalità. Pensate a Bristol, oppure a certe scene decentrate tipiche del rock americano alternativo come Athens, Chapel Hill e Olympia. Anche noi italiani ogni tanto riusciamo a esprimere qualcosa di originale che riesce a spingersi oltre i trend imperanti o la fotocopia di modelli esteri. E non occorre guardare verso Milano, Roma o Torino per cercarlo.
Caso esemplare i Basement 3, artigiani sul serio indipendenti di un suono psichedelico che si confronta a testa alta con certi esempi illustri chiamati in causa già nella ragione sociale. La loro, infatti, è una concezione post del genere, aperta a svariate contaminazioni e lontana dal revival. Il trio suona senza batteria, intreccia chitarre acustiche ed elettriche a un basso ipnotico e un’elettronica vintage e – cosa più importante – lo fa con gusto. Soprattutto, scrive canzoni come si deve: intelligenti, prive di arzigogoli, melodiche in modo mai banale, non collocabili in precise epoche storiche. Quello che vorresti sentire molto più frequentemente nel panorama nazionale, a farla breve.
Riconoscibili gli ingredienti, il sapore che i loro viaggi lasciano sul palato è un “a sé” intrigante. Prova ne è Tabula Rasa, anticipazione del secondo album Naturalismo! che dovrebbe uscire in primavera: tre minuti e spiccioli che, con cordiale naturalezza, ipotizzano un incontro tra Kevin Ayers e il tardo Captain Beefheart dentro una bolla a gravità intermittente. Una filastrocca venata di blues: stralunata, ma con i piedi ben piantati in terra. Proprio come si fa in provincia.