Scaldarsi attorno al falò della tradizione.
È sempre un momento importante quando arrivi a un punto della carriera e decidi di camminare con le tue gambe. In quel frangente, qualcuno agisce d’istinto e qualcuno preferisce soppesare il gesto. Altri, invece, sentono che è ora di spiccare il balzo, se ne fregano di tutto il resto e ci azzeccano il più delle volte. Prendete Jake Xerxes Fussell e i tre album che ha pubblicato prima di concederci brani autografi: come nella tradizione pittorica giapponese, l’artista diventa tale in seguito a un percorso di imitazione, attraverso una forma di rispetto verso i modelli cui si ispira, che vengono studiati accuratamente per comprenderne i segreti e l’essenza.
Per il chitarrista – e da oggi songwriter – americano, ciò si traduce nell’aver fatto i conti con il multiforme retaggio delle radici folk e blues. Tra gite in campagna, visite al borgo e registrazioni sul campo, questo figlio di musicologi ha seguito le orme dei genitori ma pure dell’enciclopedia vivente Ry Cooder, ed è giusto così, poiché nella musica popolare non esiste inchiostro che non derivi dalla mescolanza di altri che lo hanno preceduto. Dalle sue parti, l’antiquariato finisce dopo che ha levato la polvere da cose preziose per farle brillare ancora di più.
Il passato, insomma, è una lente con la quale raccontare l’attualità. Ascoltare per credere questa bella anticipazione di Good and Green Again: quell’aria da Jim O’Rourke agreste e rasserenato, gli arpeggi acustici che avvolgono, la voce pacata che canta storie e dipana un gomitolo di emozioni. Ogni tessera del puzzle è al posto giusto, ogni ingrediente viene dosato con equilibrio. La musica di Jake Xerxes Fussell è perfetta per attraversare l’inverno in un alveo di sicurezza e conforto. Mica poco, con i tempi che corrono.