Perché Bristol è Bristol.
La regola del “dimmi da dove vieni e ti dirò che musica fai” si rivela spesso affidabile, a maggior ragione quando ci troviamo alle prese con scene dall’identità forte e riconoscibile. Non un caso, allora, che l’ascoltatore attento possa cogliere al volo l’origine di T-Relly e Andy “Spaceland” Jenks in virtù della bruma tagliente che avvolge le sonorità e il tono colloso e rauco con cui vengono sgranate le rime. Naturale e persino giusto, se provieni da Bristol e traffichi con trip e hip hop, con paesaggi urbani ed elettronica.
In fondo non c’è nulla di male nell’avere dei modelli, l’importante è che rappresentino punti di partenza per faccende personali. Cosa che i Ree-Vo sono eccome, grazie a idee chiarissime e curriculum vitae di tutto rispetto: T-Relly è un rapper stimato e attivo socialmente, laddove Andy bazzica il giro dai gloriosi anni ’90, nei quali i suoi Alpha pubblicavano per l’etichetta dei Massive Attack e lo scorgevi tra i DJ che sempre costoro si portavano dietro nei tour. Da allora non è mai andato a letto presto, vantando collaborazioni e uscite discografiche di ampissime vedute che spaziano da nomi underground al colosso Mark Stewart.
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Attitudini complementari e perfette per l’epoca della post-globalizzazione, dove, nell’ansia e nel caos dilaganti, abbiamo più che mai bisogno di inventiva e solidità. Di conseguenza, il revival qui brilla per assenza: Relly vanta uno stile pastoso e aggressivo però dotato di profonda umanità e la musica si muove con liquida potenza lungo un vicolo electro-hop qui scalciante e là sinuoso.
Con un messaggio reso ancor più ragguardevole dal trattamento asciutto della vecchia volpe Kevin Martin alias The Bug, i Ree-Vo continuano a smantellare la tradizione cittadina per ricomporla con lo spirito di oggi. Restate sintonizzati, perché la sensazione è che ne sentiremo ancora delle belle.