Il caro, vecchio blackgaze rosaceo, che ancora dice la sua.
Con i Deafheaven che hanno da poco abbandonato la vena più black in favore di quella più gaze, c’era da aspettarsi che qualcun altro potesse prendere il posto della band americana. Ed ecco, dunque, a distanza di qualche anno dal primo – promettente – Jord, che i danesi MØL tornano alla grande con il nuovo Diorama. ll rosa, certo, tira oggi più del nero e non saranno in pochi, ormai, ad aver capito che anche nel retro di H&M si ascolta black metal.
Cavalcando l’onda fortunata del blackgaze, i danesi ripercorrono le coordinate ormai chiave del genere, con i pattern black metal canonici, orientati verso quella pomposità di scale maggiori e aperture sognatrici, sempre più capaci di arrivare dritte allo spirito. E anche se non è di sicuro la purezza del black a essere la protagonista, quanto un mood più sognatore e post-rockeggiante, le cose sono fatte per funzionare fin da subito.
Kim Song Sternkopf – vero e proprio erede di George Clarke, che ci immaginiamo esaltarsi nelle sue pose teatrali proprio come il leader dei Deafheaven – dice tutta la sua e la dice piuttosto bene, soprattutto quando è aiutato da un comparto ispirato come quello delle due chitarre Nicolai Hansen e Frederik Lippert.
Con Vestige, infatti, c’è un vero e proprio picco di intensità, che apre totalmente alle tonalità luminose e iridescenti del post-rock più immediato e – pur senza l’estro dei tempi del rosaceo Sunbather (ormai assurto a capostipite di questo nuovo filone) – ci si può pienamente accontentare della magniloquenza espressiva di queste lande nordeuropee sempre più aperte ad accogliere la luce dopo l’oscurità.