Dimmi qual è la tua etichetta senza dirmi qual è la tua etichetta.
Un tempo era facile farsi una bella scorpacciata di ottima nuova musica semplicemente seguendo un’etichetta discografica e le sue varie pubblicazioni. Nel tempo è successo prima con la Motown o la Stax, poi – in anni più recenti – con la Dischord e le mille vite della Sub Pop.
Ora, con tutte le piattaforme streaming che caricano giornalmente migliaia di canzoni inedite, è diventato molto più difficile mettere un cerchietto rosso sopra il nome di una label a cui affezionarsi. Ma cercando a fondo, immergendosi nell’underground, qualcosa salta comunque fuori.
Per esempio la Partisan Records, il cui catalogo non si esaurisce agli ultracitati e osannati IDLES e Fontaines D.C., ma va comprendere anche gente come Laura Marling, Fela Kuti e il cantante degli Hold Steady, Craig Finn.
Non da meno la giovanissima Blitzcat Records, che fin dall’inizio ha coltivato l’obiettivo di scovare e promuovere gruppi nati e cresciuti a Londra. Una scommessa vinta perché negli ultimi mesi ci hanno proposto band freschissime, tutte di un certo spessore, come i Sapphire Blues e i PLAY DEAD.
Ora è il turno dei Kyoto Kyoto, un trio londinese (appunto) che tra influenze krautrock e post-punk riesce a farsi largo nella massa quotidiana di proposte digital e non. Nel loro singolo più recente, Fenderr, ricordano due delle migliori rivelazioni di questo 2021, gli Squid e i Black Country, New Road.
I tre però non si limitano a “copiare” e provano a estendere il suono dei due gruppi verso territori ancora inesplorati. Lo fanno in nemmeno tre minuti – roba che gli altri ce ne impiegano dieci per spiegarvi il medesimo concetto. Pollice alzato quindi: vale se non altro la pena continuare a seguirli, per capire almeno se le ottime promesse verranno mantenute.
Kyoto Kyoto Sapphire Blues Play Dead Squid Black Country New Road
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