Canzoni che mettono freddo alle ossa.
Tra il metal e il dolore, i Celeste aprono una finestra su una notte splendida ma così fredda che ammazza i viandanti sperduti e li trasforma in meravigliosi pupazzi di neve. Des torrents de coups parla agli scheletri dell’ascoltatore, li accarezza con infantili mani di spettri morti per assideramento, ululando pesantissime liriche da suicidio.
C’è dolore e dolore. E secondo qualcuno, la musica dovrebbe essere in grado di trasmettere anche la sofferenza, non solo partendo dai timpani, ma diffondendosi sull’epidermide e risalendo fino alla gola, appesantendo le corde vocali di catarro cementizio. Dove si congiungono le sferzanti crudezze del black e la blanda resa dello sludge più sugoso, lì troverete questi franzosi dall’aria spenta.
Metal, dolore e assenza di battito. Des torrents de coups risuona nelle orecchie invase dagli insetti di qualche fanciulla troppo ingenua per una notte così buia. In cerca di stelle cadenti e vane rassicurazioni, la ragazzina ha trovato un abbraccio troppo forte. Sul suo corpo coperto di neve e vecchie lenzuola ghiacciate, piove una fitta brodaglia di chitarre squillanti e una gola rossa insegue il remake demoniaco dell‘Atalante.