Classico contro solito: indovinate chi vince.
Guardarsi indietro può essere un buon modo per ricominciare. Specialmente se fai musica che tende ad armonizzare gli opposti, come Jason Pierce, che negli ultimi mesi si è tenuto occupato con una serie di ristampe degli Spiritualized e il prossimo febbraio tornerà con un nuovo disco. Un lavoro che, per quanto attiene al titolo – Everything Was Beautiful – e alla grafica in stile scatola di medicinali, pare affidarsi allo specchietto retrovisore.
Ciò nonostante, tra solito e classico c’è una gran bella differenza. Nel senso che da sempre il signor Spaceman crea mescolando un retaggio composito che ha toccato l’apice nel 1997 con Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space. Ciò che ne è seguito vanta comunque un livello medio elevato quando non elevatissimo proprio perché classico e, in quanto tale, capace di ruotare intorno a sé con variazioni minime nel mentre si lega al vissuto. A farla breve, è uno specchio dell’autore. Di uno che ha scritto canzoni in perfetta solitudine durante il “tempo sospeso” della pandemia e – tra le altre cose – è un maestro della grandeur minimalista.
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Tutto quadra, poiché al centro degli Spiritualized pulsa da sempre un cuore. Il cuore di chi non ha paura di esporsi, di rivelare le fragilità tramite le quali compone con passione trasformando il privato in universale.
Non fa eccezione Always Together with You, già ascoltata a metà degli anni ’10 in forma meno compiuta e adesso avvolta in un coinvolgente, fragoroso dramma pop spectoriano per adulti, dove la melodia ascende in circolo lungo un gospel bianco squarciato da ruvida elettricità. Un toccasana mentre il mondo va a rotoli, insomma. Un classico di Jason Pierce.