Cantori postmoderni per litanie senza tempo ambientate nella città eterna.
Negli ultimi anni, la disponibilità di editor audio gratuiti dall’utilizzo intuitivo, unito al venire alla luce di parti isolate di brani noti, ha ridato una botta di vita a un fenomeno che fino a poco prima era esclusivamente in mano a DJ e produttori: il mashup.
Ci si può sbizzarrire, e l’unico limite è la fantasia. Per esempio, come suonerebbe un ipotetico brano inedito di Paolo Conte suonato dai Blonde Redhead e cantato da una Jessica Rabbit in gessato?
Per chi vorrebbe una risposta ma non è avvezzo alla tecnologia vengono in aiuto i Roseluxx. Arrivati ormai al terzo album, la loro formula è allo stesso tempo tradizionalmente legata alla musica italiana popolare del secolo scorso come alle soluzioni più moderne, così da creare un contrasto piacevolmente inedito che regala nuova linfa a un genere che altrimenti rischia di ripiegare sempre e comunque su soluzioni già sperimentate negli anni ‘80.
Ragazza a Roma è un fulgido esempio di questo approccio musicale, sempre in bilico tra passato e futuro e in cui il presente sembra quasi essere impalpabile. In un ipotetico remake di un film di Fellini ambientato ai giorni nostri la musica dei Roseluxx sarebbe la colonna sonora ideale, sia a livello musicale che lirico, con un continuo gioco d’ombre tra chiaroscuri dati dal matrimonio tra note e parole.
Lo sguardo inedito con cui la band stende le note su pentagramma è ciò di cui un certo modo di intendere il rock elettronico ha bisogno oggi per svecchiare senza scadere nel pacchiano. La colonna sonora ideale per una passeggiata solitaria in una Roma autunnale e uggiosa immersa in quest’anno sempre più tinto di colori noir.