I porcospini sono tornati e noi ancora non riusciamo a crederci.
Con un’operazione incredibilmente disinvolta – considerando il massimo riserbo con cui è stata condotta – senza troppi grandiosi proclami, ma con due comunicati «Così! De botto, senza senso» nel giro letteralmente di una settimana, i Porcupine Tree annunciano: un nuovo singolo (questo), un nuovo disco, un ritorno alle scene che ormai sembrava relegato alle fantasie di pochi nostalgici e nientemeno che un tour promozionale nel 2022. Badate bene: “ritorno alle scene”, non reunion, visto che tecnicamente la band non si era mai sciolta.
Harridan è un ottimo apripista. Eccellente mix dei Porcupine Tree della fase In Absentia / Deadwing e dell’ultimo Steven Wilson, il pezzo si apre con un grintoso riff di basso su cui si inseriscono i tempi dispari di Gavin Harrison e un corposo tappeto di chitarre. Alcuni aspetti delle linee melodiche richiamano anche il clamoroso EP Fear of a Blank Planet, così come il testo a metà fra il criptico introspettivo e l’alienato (lyrics video qua, per chi fosse interessato). Il dipanarsi della canzone procede alternando momenti più rilassati («it’s the time / of the almost rain») a riprese del riff iniziale con passaggi taglienti e decisamente più heavy (vedasi l’intermezzo centrale).
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Complessivamente, un bel comeback in pieno stile Porcupine Tree, con un pezzo che vuole mettere subito le cose in chiaro e annunciare un ritorno in piena regola. Anche il titolo del disco in arrivo, Closure/Continuation (nomen omen), sembra rappresentare proprio la volontà di riprendere il discorso lasciato ormai in sospeso da più di 13 anni, dopo l’ultimo The Incident.