Pure che più pure non si può.
Sono mesi che pubblico e stampa si scervellano e discutono animatamente per capire il perché dell’hype attorno ai Måneskin. Tra affermazioni sul fatto che sappiano più o meno suonare, accompagnate da tutta una serie di giudizi più o meno obiettivi sul loro modo di porsi nei confronti del pubblico. Insomma, sono rock o no?
Quello che spesso sfugge in questo tipo di argomentazioni è il contesto storico: i Måneskin sono ciò che il rock mainstream ritiene cool oggi, come erano cool i Poison negli anni ‘80 o gli Stone Temple Pilots nei ‘90. Una band ha successo certamente per la visibilità che le viene data (e quindi, nello specifico, aiuta essere sotto contratto con una major), ma anche se sa scrivere canzoni facilmente assimilabili, e soprattutto se riesce in qualche maniera a incontrare i gusti sempre mutevoli degli adolescenti. I ragazzi di oggi non sono quelli del 1995 e nemmeno quelli del 2028. Bisogna piacere a loro. Poco importa ormai se con un pezzo proprio o una cover, dato che ciò che conta non è tanto il lato artistico quanto intrattenere.
E quindi essere cool in maniera rock cosa vuol dire oggi? Semplificando, significa impersonare Ziggy Stardust sostituendo le groupie e gli etti di bamba con un fidanzato (poco importa se dello stesso sesso – siamo moderni… no?) e cibo e bevande salutari e green, mischiate al massimo con un antidepressivo regolarmente prescritto dal medico.
Una volta capito questo meccanismo non deve stupire che questa cover del duo Josie Pace e Sammi Doll funzioni benissimo. È semplicemente una versione pompata – che cavalca la loudness war figlia delle cuffiette senza fili – accattivante e paracula, che trasforma il vecchio mantra dei Placebo in qualcosa da ballare da soli in stanza con il rossetto viola della Kiko mentre si fanno smorfie à la Billy Idol, rivelando però una dentatura perfetta che più bianco e regolare non si può. Suona incredibilmente bene, ma cancella completamente tutto il senso vizioso e decadente dell’originale, che – in maniera solo apparentemente più pacata – sapeva arrivare sorniona nelle viscere più profonde dell’ascoltatore nato nel 1980.
Un po’ come Amandoti fatta da Ferretti con voce e fisarmonica contro quella boombastica e teatrale dei sopracitati ragazzotti.
Accettare che questo è il 2021 e questi sono i nuovi modi di (non?) comunicare del mainstream potrà rendere piacevoli anche operazioni come questa e, nella migliore delle ipotesi, far scoprire i Placebo a qualche adolescente in più. Altrimenti, basta cambiare cassetta. Cioè, volevo dire “skippare”.
Josie Pace & Sammi Doll Josie Pace Sammi Doll Placebo
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