Leggerezza pop contro il logorio della vita moderna.
La bellezza dell’indie pop in chiave lo-fi sta nella semplicità. Il problema è che scrivere una canzone semplice e priva di mille orpelli non è così facile come sembra.
Eppure gli Akedia di José Moreno ci sono riusciti: Let’s Go to the Strange è un acquarello sonoro irresistibilmente adorabile, solo all’apparenza leggero, che nasconde, nella sequenza di accordi e ritornello, un gusto per la melodia obliqua non comune. In bilico tra i Vaselines, i Pavement acustici e con l’ombra lunga di Barrett sullo sfondo, il brano si fa largo svettando grazie alla sua freschezza inaspettata, dove la drum machine asciutta e la complicità tra chitarra e basso fanno da tappeto per quelle tastiere utilizzate al minimo, quasi come se i Cure di 17 Seconds non fossero stati pregni di spleen ma allegri quanto su buona metà di Kiss Me Kiss Me Kiss Me. Quando poi entra in campo la voce di Yanna il brano si colora ancor di più, diventando un dialogo di sguardi tra sorrisi e gesti innocenti, un gioco delle parti che lascia fuori dalla porta il caos della quotidianità altrui.
Sa di innamoramento adolescenziale: puro, intenso, ancora non viziato dalle cicatrici mal rimarginate della vita – se per un attimo si riesce a metter via lo sguardo cinico dato dagli anni che passano. Un piccolo, innocente gioiello pop contemporaneo.