Salmone black metal in progressivo guazzetto all’italiana.
Nocturno Culto dei Darkthrone e il progettone Sarke sommano sette dischi in tredici anni. Questo è un assaggio leccornioso di quanto ormai le frontiere del black metal siano divelte, lasciando passare praticamente di tutto. Possiamo intuire l’alito di pesce marcio tra un accordo e un saltabecco ritmico, ma in un brano così c’è l’intero negozio di dischi. A cominciare dal progressive anni ‘70 di scuola peninsulare, con le svise tastieristiche alla PFM, accozzato ai Mastodon.
Beheading of the Circus Director cavalca lo stesso destriero dello stoner doom, ma con l’aggiunta di tastiere Algida e una tensione nerboruta che rimanda ai vecchi tempi di quando Michael Schenker si faceva in solitudine. Il brano esprime l’epica da cameretta del moderno metallo Pro Tools, ma con una componente svaccata che apre davvero spifferi sulle vecchie muffe viniliche omaggiate.
Ormai il solo ambito in cui si ricercano strumenti espressivi è proprio il versante intransigente del black norvegese, tra ritorni di fiamma revisionistici a un mondo mai vissuto (i Seventies, appunto) e rimpasti canonici di un metallo rimesso in fila ordinatamente dopo che internet ha permesso di costruire un percorso storico plausibile ma assolutamente farlocco.
I Sarke offrono un abbinamento impossibile anche nei sogni più sfrenati di Doc Emmett Brown: Il Balletto di Bronzo con King Diamond alla voce.