Gli L.A. Guns veri che finalmente sembrano quasi i veri L.A. Guns.
Gli L.A. Guns sono una delle band glam metal più rappresentative del genere, ma anche tra quelle dalla storia più incasinata. In realtà non è che abbiano subito chissà quali travagli esistenziali. Da quando, nel 1994, hanno mollato la buona strada metallara per le apparentemente sicure mareggiate grunge/alternative, hanno perso la rotta per un bel po’ e solo dopo molti anni di flirt punkettari, greatest hits inutili e album di cover che nessuno avrebbe mai voluto comprare, sono riusciti a recuperare la via di casa.
Phil Lewis e Tracii Guns si sono tanto amati, odiati, cercati e rifuggiti. Ora stanno di nuovo insieme e dal 2017 fanno quasi un disco all’anno di buon glam metal, come quello di una volta, dando al pubblico ciò che dal 1991 non riceveva praticamente più. Non si discute che la ricetta buona, quella che funziona davvero, ce l’abbiano avuta sempre loro due e non la compagine schizoide che gestisce l’altra incarnazione illegale dei Guns – vale a dire quella del settore ritmico formato da Kelly Nickels e Steve Riley.
Cannonball – soprattutto se messo a confronto con le cose migliori realizzate dagli L.A. Guns – è solo un altro singolo per stimolare la fame del pubblico, ma di scuola fina, visto il riff mangiacrani e il ritornello puttaniere a cui è difficile dire di no, a meno che tu non abbia mai subito il fascino del “rock’n’rolen, spiaggia y siliconen” che andava un tempo sul Sunset Strip. C’è un bell’intermezzo armonizzato per i revisionisti più nostalgici e pure un discreto assolo.
Da notare – non senza una fitta di nostalgia – il prode ex sex symbolista Lewis che nel video relativo rinuncia alla sua avvenenza grinza e imbolsita da rocker scoppiaceo, per incarnare prima un pirata viareggino ubriaco e poi una specie di Gollum molto amareggiato.