Ambrogio, non è proprio voglia di qualcosa di nuovo nel rock. È più voglia di rock’n’roll postmoderno.
Giusto per sgombrare immediatamente il campo da eventuali equivoci, Denée è la moglie dell’iperattivo e camaleontico Ty. La coppia ha già avuto modo di lavorare insieme nei più sperimentali The C.I.A. e – per capirci al volo con i riferimenti – questo dinamico duetto ha più a che vedere con i Royal Trux che con gli White Stripes. Prelevata da Harmonizer – discreto album uscito a sorpresa in digitale: per la versione fisica bisognerà ancora aspettare – Feel Good aggiorna la deviata concezione “post” del rock’n’roll messa a punto da Neil Hagerty e Jennifer Herrema al tramonto del ventesimo secolo.
Ne risulta la cosa migliore di Mr. Segall dal capolavoro Freedom’s Goblin, ovvero da tre anni e mezzo abbondanti, lungo i quali ci ha proposto di tutto un po’ e però mai così spigliato e persuasivo. Mutante minimale e tuttavia curatissima, Feel Good dribbla ogni possibile citazione con la medesima disinvoltura con la quale smonta il passato in qualcosa di attuale. In uno scenario dove la consorte si porge glamorous guardando agli anni Ottanta con gusto ed equilibrio, dove le chitarre mulinano un riff che poi sfocia in solida, ipnotica ossatura e dove Segall orchestra groove, taglio e atmosfere con brillantezza e maestria.
↦ Leggi anche:
Ty Segall & White Fence : Good Boy
Da perfetto chauffeur, Ty bada al sodo. Non fa domande inopportune e a notte fonda scorrazza la signora in giro per la città su una Ford vintage. Assecondandone ogni desiderio, bada che non si ficchi nei guai. Alla fine il vestito rosso è immacolato e, sulla via del ritorno, lei è al volante. Forse anche per questo ci sentiamo bene sul serio, alla faccia di certe collaborazioni opportunistiche infarcite di banalità con la consistenza del cartongesso e di ogni presunto – e di conseguenza, regolarmente sbugiardato – decesso del rock.
Intrigante, frizzante, corroborante.